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venerdì 13 gennaio 2017

[PerUnaltracittà] 12 e 15 gennaio



L'inceneritore? Un film già visto!
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Ci vediamo il 12/01 alle ore 21.00 a Villa Montalvo (Sala Nesti).
e Domenica 15
Il Presidio è la casa, il Parco è il suo giardino.
[DALL'AUTODIFESA ALLA RIAPPROPRIAZIONE]


E' passato più di un anno da quando abbiamo capito che avevamo
bisogno di nuovi strumenti, necessari per opporci alle due grandi opere
inceneritore ed aeroporto. C'era bisogno di un rapido aggiornamento, i
binari dell'informazione e della presa di coscienza degli abitanti da
una parte e quello dell'avvio dei lavori dall'altra, correvano
vicini e si aveva la netta sensazione che non si sarebbero mai
incontrati.
Come avremo potuto fermarli? Farci ancora sentire? Impedire davvero
l'avvio dei lavori? Non c'era altra strada, dovevamo frapporci,
dovevamo insediarci sul territorio, iniziando un processo virtuoso di
riappropriazione di quei luoghi.

Abbiamo scelto il luogo, cento metri dall'ingresso di case passerini,
esattamente sul tracciato progettato della pista, nel cuore della Piana,
nel bel mezzo di quello che doveva essere il Parco della Piana.

Ci serviva uno strumento pratico per fermare i camion, per darsi
ritrovo, per impedire i lavori, per disturbare gli eventuali cantieri;
ma ci serviva anche una Casa, un luogo per confrontarsi, per unire le
forze, conoscersi. Ci serviva infine un luogo che dimostrasse a chi era
venuto a speculare sul nostro territorio, che non avrebbe avuto vita
facile, che ci avrebbe trovato al nostro posto.
Il nostro posto appunto. Da sei mesi tutto questo esiste. Dove c'era
abbandono ora esiste un luogo di lotta e di proposta, lo abbiamo
costruito in tanti, materialmente certo ma soprattutto vivendolo lo
abbiamo fatto nostro, insieme abbiamo messo la prima pietra, i primi
cento alberi del Parco della Piana, dalla teoria siamo passati alla
pratica, le trivelle fermate, le serate di cinema all'aperto,
Giannotti che invoca la polizia per impedire l'accesso a case
passerini, il mercatino e il teatro, fino ad arrivare ai sigilli posti
alla struttura il mese scorso.

Si perché la struttura del presidio, nata con pali in legno e tende
coprisole, è andata via via irrobustendosi, come i legami tra chi
giorno dopo giorno ha dedicato tempo, forza e volontà alla
realizzazione della Casa di tutti, il legno è diventato ferro, le tende
acciaio e poi le pareti, i pavimenti, le finestre, sono diventati reali
sotto i nostri occhi. Tutto questo non è piaciuto a chi aveva pensato
per quel luogo, industrie di morte e colate di asfalto, e dalla fine di
novembre la nostra Casa è stata posta sotto sequestro.
Un atto assurdo ed illegittimo: si mette sotto sequestro una struttura
che è un luogo comune di incontro solidale, e si è taciuto e si tace
su cementificazioni e magastrutture senza qualità, dalla Scuola dei
carabinieri, alla discarica, alla costruzione di agglomerati informi che
servono solo ad ingrassare la rendita fondiaria e immobiliare.

Da qui si riparte, tanto più che nel frattempo i lavori per entrambe le
opere hanno avuto uno stop, nessuno sa quanto duraturo, ma comunque
abbiamo guadagnato tempo. Questo tempo è il tempo della
riappropriazione, per rendere concrete le nostre istanze, le nostre
alternative, dalla raccolta differenziata, all'uso del territorio,
devono adesso trovare applicazione, devono fare come noi, passare dalla
teoria alla pratica.

Per questo diciamo a tutti quelli che si sentono parte attiva di questo
percorso, che adesso è il momento di ritrovarsi attorno agli obbiettivi
comuni che ci hanno unito oramai due anni fa, quando siamo partiti e
abbiamo iniziato a fare pressione ad immaginare una convergenza delle
lotte.

Ora dobbiamo spingerci più in là, praticare le alternative, dobbiamo
fare il Parco, finire di costruire la nostra Casa, dare forma e testa ad
un movimento che non chiede solo di fermare qualcosa, ma pretende che si
vada avanti diversamente, e che fa tutto quello che serve per arrivare a
determinare un differente uso del nostro territorio, una differente
gestione dei rifiuti; ma soprattutto rivendichi un peso, il peso della
nostra militanza nelle scelte che si vorrebbero imporre nei territori,
perché l'esperienza di questi anni si continui a coltivarla nella
pratica.

La nostra scelta, è dettata dalla consapevolezza del sostegno e della
legittimità di chi ha a cuore il futuro, la salute e la sostenibilità
del nostro territorio, consapevole anche che questo può non coincidere
con il concetto di "legalità" della nostra controparte. La stessa
"legalità" con cui ci vorrebbero imporre le grandi opere.

Per rilanciare le attività del Presidio e del Parco, proponiamo di
costruire un "luogo" dove le scelte siano comuni e condivise,
immaginando di creare un assemblea del Presidio che raccolga tutti
quelli che hanno costruito questo percorso, e tutti i nuovi che
verranno, dove poter dare forma, testa e unione di intenti ai
"laboratori delle alternative" che si sono prodotti in questi anni
di lotte.

Per trasformare quello che volevano diventasse un luogo di morte, in un
luogo di vita; quello che doveva essere un luogo da cui scappare, nella
nostra casa e nel suo giardino.
#UNVISIFAFARE

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