venerdì 18 febbraio ore 17.30 presso la biblioteca dell Oblate, Vezio De Lucia presenterà il suo libro "Le mie città", nell'ambito dela manifestazione 'Leggere per non dimenticare'.
Dal sito Sarzana che botta
Il profilo. Ha restituito dignità e ampliato il centro storico di Napoli, estendendolo alle costruzioni di epoca fascista. Non ha esitato ad abbattere un orrendo palazzone popolare costruito nel dopoguerra dal sindaco monarchico Lauro a ridosso di un palazzo dei Seicento napoletano. Ha riconvertito il polo siderurgico dell’Italsider di Bagnoli in area destinata a turismo, verde pubblico e nuove tecnologie. Ha favorito il rilancio dell’agricoltura sulla collina di San Martino che domina il centro storico di Napoli, sottraendola alla speculazione selvaggia che aveva già devastato il Vomero. Il tutto nei quattro anni in cui Vezio De Lucia, un maestro riconosciuto dell’urbanistica italiana, è stato assessore all’urbanistica nella prima giunta di Antonio Bassolino nel 1994, la giunta della speranza della rinascita di Napoli. Poi ha rotto con Bassolino, non condividendo una speculazione nella zona est già pensata da Cirino Pomicino e ha abbandonato la politica, dove si era affacciato alla fine degli anni Ottanta prima col Pci (eletto consigliere regionale nel Lazio) e poi col Pds, continuando l’impegno civile in Italia Nostra e con il sito (e scuola) Eddyburg di Edoardo Salzano a Venezia.L’urbanista. Nato a Napoli il 27 luglio 1938. Dal 1966 funzionario del ministero dei Lavori pubblici (ha vinto un concorso). Dal 1986 al 1990 direttore generale dell’Urbanistica e membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici (fu rimosso dal ministro Giovanni Prandini poi travolto da Tangentopoli). Ha collaborato alla definizione e alla successiva gestione dei provvedimenti di legge relativi all’urbanistica, alla politica della casa e ai beni culturali, a partire dalla legge-ponte n.765 del 1967. Ha partecipato alla stesura di numerosi piani e proposte di assetto territoriale di iniziativa statale (Penisola Sorrentino-Amalfitana, Sicilia orientale, eccetera). E’ stato più volte rappresentante del governo italiano presso organismi internazionali. Dal 1977 al 1979 ha diretto l’ufficio che ha redatto il Piano comprensoriale di Venezia e dei comuni della laguna, previsto dalla legge speciale del 1974. Dal 1981 al 1983 ha diretto l’ufficio tecnico del Commissariato per la ricostruzione di Napoli dopo il terremoto. Ha presieduto nel 1988 la commissione ministeriale che ha redatto proposte di modifica alle norme sul regime dei suoli. E’ stato membro del Consiglio direttivo nazionale dell’ INU (Istituto nazionale di urbanistica), di cui è stato segretario generale dal 1970 al 1974. Docente di urbanistica presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione. Professore a contratto presso le facoltà di Architettura di Roma e Palermo. Ha diretto seminari e svolto lezioni presso le principali università italiane e all’estero nel quadro della cooperazione allo sviluppo. Presidente del “Centro di documentazione Antonio Cederna” (Onlus). E’ stato consulente della regione Emilia Romagna per il Piano paesistico regionale (1986) e dell’Autorità di bacino del Po per l’impostazione metodologica del Piano di bacino (1992-1993). Ha coordinato la formazione del Piano territoriale della provincia di Pisa (1992-1995) e del Piano regolatore del comune di Pisa (1996-1998). Ha redatto tra gli altri i Piani regolatori dei comuni di Positano (Sa) (1996-1999), di Meta di Sorrento (Na) (1997-1998). E’ consulente coordinatore del Piano territoriale di coordinamento della provincia di Lucca.
Lo studioso. De Lucia è autore di oltre cento saggi e di libri. Tre hanno fatto scuola. “Se questa è una città”, edito la prima volta nel 1989 dalla Editori Riuniti e ripubblicato da Donzelli nel 2006. Per il fondatore di Italia Nostra Antonio Cederna è un testo che insegna l’urbanistica ai cittadini, ai non addetti ai lavori, ma non solo. Il saggio “Napoli. Cronache urbanistiche” del 1998 per la Baldini e Castoldi. Il più recente, “Le mie città – Mezzo secolo di urbanistica in Italia”, con prefazione del filosofo Alberto Asor Rosa, col quale De Lucia condivide l’esperienza della Rete dei Comitati cittadini, a cui anche “Sarzana, che botta!” aderisce, pubblicato da Diabasis.
Il pensiero. Nell’Italia dell’urbanistica “contrattata” tra potenti e politici, dei piani territoriali privati camuffati da pubblici, nell’Italia dell’assalto dissennato al territorio e del saccheggio del paesaggio, De Lucia è rimasto fedele a quella corrente di pensiero che vede il lavoro dell’urbanista un servizio alla collettività, all’interesse pubblico. E’ convinto assertore che lo sviluppo (e quindi l’occupazione permanente) è favorito dalle regole, non al far west. La qualità della vita in una città la valorizza, cioè crea valore. Non la quantità, come pensano i nostri politici del “fare”. La sua esperienza lo conferma. A partire dalla “sua” Napoli, dove Bassolino, abbandonato il programma di rigore, è stato travolto dalla “monnezza”. Intellettualmente onesto, De Lucia, uomo di sinistra, ha riletto criticamente il passato urbanistico italiano, rivalutando l’opera di uomini politici del riformismo democristiano e socialista del primo centrosinistra (Dossetti, Sullo, Mancini). Nei suoi libri è anche possibile trovare apprezzamenti per la gestione rigorosa dell’urbanistica nel ventennio fascista.
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